Le pratiche sociali di riconoscimento
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Riferimenti teorici
Una performance culturale riuscita è il processo sociale nel quale degli “attori” dispiegano per gli altri, valori e significati della loro vita, costruendo uno stato emozionale intenso ed contesto umano appropriato.
Performance creativa è quella che non si esaurisce nel culto dell’immagine e della gratificazione istantanea ma, nella competenza artistica e nella cura della comunicazione, costruisce legami, in un incontro di persone che comprende la parola resa performativa attraverso il linguaggio estetico ed emozionale.
Garanzia indispensabile per la riuscita della performance pubblica è la capacità
di mettersi sulla lunghezza d’onda dei partecipanti,
comunicando con i loro corpi, accogliendo i loro gusti, intercettando le loro
domande inespresse.
L’autenticità della performance consiste in una relazione in cui le persone agiscono senza artificio o secondi fini, senza manipolazione, né suggestione, né plagio, ma spontaneamente. Nella società della comunicazione mediata una proposta è considerata vera, però, non tanto quando è razionale e motivata, quanto piuttosto quando riesce a produrre un effetto di “fusione” per “l’audience”, quando, cioè, si crea un flusso emozionale dove simboli e referenti diventano uno. Nella frantumazione dei legami e nell’insicurezza affettiva dell’individualismo, questo tipo di performance produce una comunione di massa che supera la frammentazione e fa sentire vive le persone.
Le esperienze di flusso (musica, spettacolo, animazione, drammatizzazione delle testimonianze di vita, ma anche sport, gare, meeting, sagre…) sono una specie di “ricovero temporaneo” di quei processi rituali di cui la società tecnologica è divenuta sempre più incapace. Nella ritualità, infatti, si radicano simboli, dai simboli nascono i significati: le verità ed i valori per contrastare la crisi dei legami interpersonali della società evanescente.
Le ritualità non si limitano a celebrare, di volta in volta, uno specifico evento o ad attualizzare qualche simbologia. Confermano il senso che si attribuisce alla vita, l’ordine che rende abitabile il mondo. Costituiscono, quindi, i modelli della fiducia di base. Insegnano ad agire in maniera ordinata per vivere il mondo come un tutto dotato di un senso. In quanto “modello” il rituale delle performance estetiche (che agisce anche a livello inconscio) può inscrivere un ordine delle menti e nelle volontà di coloro che vi partecipano, può anticipare o addirittura generare il cambiamento sociale.
Le performance culturali e sociali opera di produzione culturale contribuiscono, in modo particolare, a raggiungere l’obiettivo della promozione delle capacità dei ragazzi e dei giovani, a sostenere il loro protagonismo attraverso eventi (normalmente di corto e medio impatto) di autoespressione giovanile in vista di un pubblico riconoscimento del valore e delle condizioni di vita delle persone.
Performance di pubblico riconoscimento
Costruire eventi di pubblico riconoscimento delle attitudini dei giovani, in collaborazione con associazioni, istituzioni e famiglie del territorio è un obiettivo fondamentale di “cittadinanza attiva”.
Nelle performance estetiche avviene sempre una separazione dalla vita quotidiana, in particolare dall’ansia della prestazione e dalla soggezione del controllo sociale. La ritualità performativa con le sue regole induce un passaggio (transizione) attraverso un’esperienza liminale, dove l’indicativo della quotidianità diventa il congiuntivo dell’aspirazione, del desiderio e si dischiude una possibilità, un’ipotesi che si annuncia come irresistibile. La realtà compie un’immersione “sacrificale” (un perdere e ritrovare) nelle possibilità. Attraverso la distruzione e la ricostruzione, cioè la trasformazione, avviene un riordinamento del vissuto mentale ed emozionale (incorporazione). La congiuntività ritorna indicatività. La liminalità rituale contiene la potenzialità dell’innovazione culturale. Il vissuto emozionale non funziona solo come uno specchio riflettente ma diventa esso stesso un agente attivo di cambiamento.
Medesimo processo avviene nella “mente” del gruppo. Nella “massa di festa” un’aggregazione variopinta di persone si trasforma in un gruppo come attraverso una regressione agli stadi più infantili della vita emotiva e affettiva (la comunicazione monoculturale). Gradualmente l’Io si trasfigura in un Noi indistinto e confuso ma solo perché superato il limen performativo il viaggio di ritorno restituisce i singoli Io alla loro individualità, identici a prima ma non più gli stessi, perché si sono incorporati significati prima sconosciuti e qualità morali nuove.
La riflessività performativa che l’esperienza liminale induce, è una condizione
in cui un gruppo riflette su se stesso, sulle relazioni, le azioni, i simboli, i
significati, i codici, i ruoli, le condizioni, le strutture sociali, le regole
etiche e legali e le altre componenti socioculturali che concorrono a formare la
loro persona, confermata come unica e riconosciuta nella stima sociale. La
performance sociale, quindi, nel pieno articolarsi della sua struttura a fasi,
può essere considerato come un processo che converte particolari valori e fini,
distribuiti su una serie di attori, in un sistema di significato comune o
consensuale. Se la forma culturale della comunità, come la si trova nella
liminalità, può corrispondere ad una esperienza reale di comunità, i simboli là
presentati possono essere sperimentati più profondamente che in ogni altro
ambiente. Costituisce quindi il contesto più adatto per la pubblica
rappresentazione di un dramma sociale.
Teatro, poesia, produzione musicale, danza, immagine, multimedialità sono espressioni creative che, riscattando le persone dalla materialità del consumismo superficiale e liberando le energie inespresse dell’interiorità emozionale attivano le capacità di creazione di nuove forme comunitarie:
“E' stupefacente osservare come i riti di massa contemporanei riguardino
micro-gruppi che, da un lato, sono distinti e, dall'altro, formano un insieme
indistinto alquanto confusionale; a questo rinvia la metafora orgiastica ed il
superamento dell'identità individuale” (Maffesoli)
Gli eventi giovanili
I suoi effetti si possono meglio osservare nei grandi eventi giovanili ma, con gli opportuni adattamenti, si realizzano anche nelle performance di strada di dimensioni più limitate.
Il popolo della notte può essere trasformato, ad esempio, in una massa di festa, unita e identificata, non nella simulazione di un'epopea astratta e virtuale, non nel racconto di un'impresa mitica ed eroica che dj e vocalist costruiscono artificialmente, quasi come surrogato di un bisogno di trascendenza consumistica, ma in un evento di comunicazione collettiva di grande portata. La discoteca, i suoi linguaggi e la sua musica possono diventare un laboratorio in cui gli adolescenti si raccontano, parlano delle paure e delle conquiste, delle contraddizioni e dei sogni, denunciano, esprimono dissenso e consenso e potrebbero farlo di fronte agli adulti. La festa di massa, soprattutto nei grandi eventi di divertimento notturno, è, oggi, organizzata secondo precisi copioni che comprendono almeno quattro elementi che si susseguono e si intrecciano: l'identificazione, l'eccitazione, la catarsi e la risoluzione. Ognuno dei quattro tempi è vissuto secondo le caratteristiche specifiche di ogni locale, di ogni serata.
Le discoteche sono soprattutto un evento commerciale e tecnologico. L'identificazione è particolarmente curata in senso selettivo (le regole del locale, la selezione all'ingresso…) e mediatico (l'uso e l'abuso dell'effettistica elettronica). L'eccitazione definisce lo stile con cui la massa di festa raggiunge l'unisono, fino alla fusione. Il divertimento è così inteso fondamentalmente come evasione, estraniazione, fuga dalla realtà. L'epopea, raccontata e mimata da d.j. e vocalist, è composta secondo i criteri del linguaggio virtuale e allude a gesta e imprese dove l'eccitazione è condotta verso una catarsi di tipo simul-orgiastico, visti i continui riferimenti sessuali nel linguaggio del d.j. e nella scenografia (cubiste, immagini, proiezioni…). L'intensa esperienza emotiva si accompagna ad una catarsi di tipo mediatico (se non di natura chimica), un'euforia da sballo. La risoluzione è solitaria, non di rado sotto effetto dell'alcol e delle droghe.
La massa di festa in discoteca potrebbe però essere organizzata in termini diversi e anche opposti: potrebbe costituire un evento aggregativo, comunicativo e artistico. L'identificazione può diventare aperta e non selettiva, centrata sullo stile dell'accoglienza e della comunicazione. Il divertimento può essere vissuto in senso attivo e partecipativo. La massa di festa può rendere i giovani protagonisti nella creazione di un tempo di loisir considerato anche come spazio in cui si esprime una pluralità di talenti. L'epopea può essere il racconto simbolico della vita dove l'eccitazione è intesa come forte esperienza emotiva (la catarsi), mediata e sorretta dal ruolo attivo dell'animazione e della libera espressione di sé. La risoluzione è guidata e condotta con gradualità, attraverso musiche e parole adatte, in vista di una condizione, quella che precede il ritorno a casa, non meno importante delle fasi precedenti.
La performance estetica creativa sviluppa i tre classici traguardi dei “riti di iniziazione” : Separazione - transizione – incorporazione. La performance estetica incompleta cerca invece il suo culmine nell’eccitazione del momento:
Sintonizzarsi - Entusiasmarsi – Sparire.
Performance estetica incompleta |
Performance estetica
creativa |
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Identificazione selettiva
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Identificazione aperta
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Identificazione mediatica
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Identificazione comunicativa |
Separazione
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Massa di festa come fusione |
Massa di festa come creazione |
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Sintonizzarsi |
Loisir come evasione
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Loisir come partecipazione |
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Epopea virtuale
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Epopea simbolica
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Eccitazione simul-orgiastica |
Intensa esperienza emotiva mediatica |
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Entusiasmarsi |
Euforia chimica
Euforia da sballo
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Animazione
Divertimento attivo comunicativo |
Transizione |
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Evento tecnologico |
Evento relazionale
Evento artistico |
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Sparire |
Risoluzione solitaria |
Risoluzione guidata |
Incorporazione |
E' possibile che il “lavoro di strada” (che comprende anche discoteche, stadi, palestre, notti bianche…) possa costituire un’efficace opportunità di riconoscimento sociale, comunicativo e creativo?
È possibile almeno immaginare che i grandi eventi di aggregazione e di divertimento non siano tutti condizionati e assorbiti nell'ottica del mercato?
E' utopia pensare che famiglie, associazioni e istituzioni raccolgano capitali e consensi per opere da destinare allo sviluppo e all'espressione delle persone, fuori del codice del profitto?
Il lavoro di strada deve accettare questa formidabile sfida metodologica ed immergersi in questa entusiasmante immaginazione politica.