Nuove forme di evangelizzazione

 

La fede oggi è una scelta: richiede un impegno, comporta una differenza, esige una fedeltà. In un tempo che non è più di cristianità, in un contesto storico disgregato e disorientato da profonde trasformazioni e caratterizzato dal pluralismo delle idee, delle etiche e delle religioni, la fede cristiana è diventata, per molti, insignificante.

La risposta alla secolarizzazione è la nuova evangelizzazione. Una proposta del Vangelo e dell’incontro con il Signore Gesù, vivente nello Spirito, “nuova nei mezzi, nell’ardore, nelle espressioni” (Giovanni Paolo II). Il Vangelo è quello di sempre, nuova è la missione perché inedita è la condizione sociale e culturale nella quale è dato di leggere i segni di una Presenza che anticipa l’azione di chi è inviato all’annuncio (cioè di chi ha ricevuto il Battesimo). E’ la medesima Presenza che guidò la Chiesa delle origini. La nuova evangelizzazione è dunque la riscoperta e la riproposizione dell'annuncio primitivo che avvenne attraverso i discepoli del Signore, mediante l'insegnamento (la franchezza della parola), la testimonianza (la differenza della vita ed il martirio) e i segni (i prodigi nel nome di Gesù, cfr. At 4, 29 - 31).

I tempi sono nuovi, come lo sono sempre stati nell’evoluzione della storia che si incontrava di volta in volta con il Vangelo, come lo è, in specifico per ogni adolescente, che deve compiere il passaggio dalla religiosità ricevuta o meno dai genitori alla fede  personale nella nuova condizione psicologica di chi non è più bambino ma una persona “libera ed indipendente”.

L’evangelizzazione non è mai però un’azione solitaria: lo Spirito precede l’opera del missionario lasciando nella vita delle persone le tracce della sua Presenza. Il contesto culturale non offre solo disorientamento e secolarizzazione ma contiene i semi del Regno. Corrisponde alla logica dell’incarnazione il fatto che la Verità testimoniata non è attinta, in maniera esoterica, al di fuori della vita, ma attraverso le forme dell’esperienza: per questo la verità è anche bellezza, essendo il bello il “tutto” che traspare nel frammento, la trascendenza che si svela nell’immanenza. II discernimento cristiano dei tempi avviene attraverso la considerazione attenta dei singoli momenti dell'esperienza quotidiana (famiglia, scuola, lavoro, qualità dei consumi e del tempo libero, cultura, politica): un vero e continuo discernimento vocazionale! L’Evangelo (“bella storia!”) può essere così comunicato a tutti; una verità conosciuta attraverso esperienze emozionali ed illuminazioni individuali non potrebbe essere comunicata in linguaggi umani univoci.

La Chiesa italiana è ricca di esperienze di nuova evangelizzazione rivolte in specifico alle nuove generazioni che si affacciano ed incarnano in modo del tutto particolare il nuovo che attende il Vangelo. Alcune percorrono strade inedite di annuncio esplicito (insegnamento) come l’evangelizzazione di strada e le discoteche per l’evangelizzazione. Altre individuano nella testimonianza la stella che i lontani possono scorgere per venire ad “adorare il Signore che è nato”, come il volontariato e il servizio giovanile. Altre, infine, inventano forme particolari di speranza che si prestano bene a costituire quei segni che incoraggiano e sostengono l’opera dei missionari: le comunità momentanee di vita, eventi di cultura giovanile cristiana, le celebrazioni pubbliche dei tempi della vita.

Raccontando, s’impara ad evangelizzare. 

 

-  L’evangelizzazione di strada

Le parrocchie, i gruppi e le associazioni ecclesiali preoccupate solo di sostenere le proprie strutture e l’”ordinaria amministrazione” del loro servizio, finiscono per spegnere lo slancio missionario ed “annunciare” solo se stessi, portando così il cristianesimo alla totale irrilevanza per il mondo (come il sale che perde sapore). Il Vangelo si diffonde a partire da una vita di Chiesa che esprime una costante tensione missionaria, che è preoccupata di vivere il Vangelo e di annunciarlo a tutti, nel linguaggio di ognuno, una Chiesa che si propone di essere segno dell'amore di Dio per tutti. Il gruppo giovanile, quando evangelizza, cresce, si anima e si vivacizza, smette di apparire come un ambiente a volte un po’ chiuso, poco accogliente, esclusivo. L'azione missionaria raggiunge i ragazzi dove essi vivono e li mette in azione, nelle forme e negli ambiti più vari.

La pastorale di strada presuppone una vera rivoluzione della parrocchia che rimette al centro le persone e non le attività e i servizi. Interpreta il comando di Gesù: “prendete il largo e gettare le reti” come l’indicazione di raggiungere le persone là dove vivono, incontrarle con un invito esplicito a fare l’esperienza di un incontro che non lascia indifferenti. La parola nel rapporto a tu per tu, nella sua povertà ed essenzialità, è ritenuta, in questa proposta, il vero strumento della diffusione del Vangelo. Non si tratta di proselitismo: la forza dell'apostolo non sta nel suo potere di convincimento e di suggestione, ma nel servizio dell'accompagnamento alla ricerca di Dio nella vita personale e nelle vicende della storia.

L’incontro di strada vuole risvegliare un interesse, suscitare una nostalgia,  aprire una via. I missionari non si presentano come invasati ed esaltati ma come persone vere che testimoniano la qualità della vita trasformata dal Signore Gesù.

 

L’evangelizzazione di strada è una modalità d’evangelizzazione proponibile all’interno di una missione parrocchiale o di iniziative missionarie sistematiche e permanenti. Nei gruppi che la propongono assume una forma ormai consolidata: s’individua una chiesa collocata in un luogo di passaggio, in cui un gruppo di giovani è in adorazione eucaristica durante tutta una serata (o una notte). Quanti sono in chiesa animano la preghiera, quanti sono all’ingresso accolgono chi entra, spiegando il senso dell’iniziativa. Nelle vie della città i missionari (giovani) si occupano dell’evangelizzazione di strada con un invito a fare un’esperienza concreta del Signore Gesù. I giovani accolti in chiesa sono accompagnati individualmente, con serietà e discrezione, nella loro preghiera personale (invitando per esempio a scrivere su un biglietto una preghiera da riporre ai piedi dell’ostensorio) e nella scoperta della Parola di Dio (attingendo da un vassoio foglietti con brani semplici ed essenziali della Bibbia.

Il percorso termina con l’invito delicato ad accostarsi ad uno dei sacerdoti presenti. L’adorazione eucaristica è intesa e vissuta come prefigurazione del Sacramento dell’Eucaristia.

L’evento è preparato in modo preciso in tutti i particolari: i segni, le luci, la bellezza e il fascino del luogo ed è preceduto da un vero itinerario formativo per tutti gli organizzatori (missionari). E’ possibile avvalersi di un’animazione di strada (concerto, musical) vicino alla chiesa, che precede l’evento ed invita i presenti ad entrare in chiesa.

L’evangelizzazione di strada può essere proposta nei luoghi più diversi, frequentati dai giovani: in spiaggia, nel parcheggio d’un centro commerciale, in una piazza come in un centro storico, nei pressi di una chiesa raggiungibile a piedi. Essenziale è il clima di profondo silenzio in cui poter fare una vera esperienza del divino come anche la garanzia che l’evento costituisca un fatto ecclesiale, in comunione con la Chiesa locale.

(Utili siti di riferimento: sentinelle del mattino.org, Nuovi orizzonti, Nuova evangelizzazione S. Andrea )

 

 

- La vita come servizio

La gratuità il modo più efficace per parlare di Dio oggi, la pratica del servizio e le azioni di solidarietà sono il terreno testimoniale più adatto per stimolare un dialogo sul Vangelo dell’amore.

Nelle società del benessere la religione non è combattuta perchè è considerata innocua, riducibile ad esperienza emozionale individuale. La fede del Signore non è intesa come “fuoco” che trasforma il mondo; se mai, è vissuta come un espediente per modificare lo stato mentale che lo percepisce. Rimane, apparentemente alto l’apprezzamento per i simboli e i riti del cristianesimo ma soprattutto per la consolazione che possono dare in certi momenti della vita. La prima e più importante forma di annuncio della fede che rigenera la vita e trasforma la terra è la testimonianza dei giovani cristiani nei loro ambienti di vita. La testimonianza è l’emergere della persona all’interno di un ruolo, di un valore personale all’interno dell’agire. Per il cristiano la testimonianza è la trasparenza dello Spirito nella sua vita quotidiana.

Comunità mute, impotenti ed impaurite di fronte alla nuova società, come potrebbero organizzare la speranza e contribuire al futuro del mondo? Solo una formazione sistematica e continuativa può sostenere e sviluppare un quadro di riferimento, spirituale ed etico, in grado di sostenere, in un contesto di disorientamento e di pluralismo la testimonianza cristiana negli ambienti di vita che è il primo criterio di verifica della pastorale giovanile.

Il servizio ed il volontariato giovanile costituiscono una buona pedagogia in questa direzione, sono un laboratorio per apprendere a fare sintesi tra fede e vita.

I gruppi giovanili che si dedicano al servizio sono un’esperienza di Chiesa che, nel suo piccolo, realizza la missione fondamentale del Battesimo: annunciare in modo diretto ed indiretto il Vangelo dell’amore (kerigma), svolgere un’azione di servizio (diaconia), in un clima di amicizia e fraternità (koinonia). 

Esistono, nella storia dell’oggi, motivi più che evidenti per convincersi delle situazioni di asservimento, di umiliazione, di impoverimento della dignità umana ed intervenire nei più diversi settori d’impegno.

Il volontariato ed il servizio non vanno però intesi semplicemente come “fare qualcosa di concreto per gli altri” ma piuttosto come processi, formativi e simbolici, che comportano il pieno coinvolgimento di sé insieme agli altri, vale a dire una reale assunzione di responsabilità. Solidarietà e servizio nel nome di Cristo sono forme di evangelizzazione che orientano all’incontro con Gesù, l’uomo vissuto per gli altri. La sua esistenza è stata totalmente segnata dal dono di sé, dal servizio ai fratelli,  sempre tesa alla comunione verso l’estraneo e addirittura verso il nemico. I gesti di guarigione, la sua vicinanza fisica ad ogni forma di emarginazione, il segno del lavare i piedi ai discepoli, dicono l’intensità di un amore portato, liberamente, fino alle estreme conseguenze: la morte in croce. La sua risurrezione è la prova dell’amore più forte della morte, espresso bene dal giudizio che la gente dava dal Maestro: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi, fa parlare i muti» (Mc 7,37).

 

Il mondo giovanile conosce numerose espressioni dell'impegno e della creatività dei giovani nei campi più disparati: dal servizio di volontariato alle espressioni culturali, dall’imprenditoria solidale nell'ambito lavorativo alla vivacità di movimenti e gruppi ecclesiali.

Dalla generosità dei giovani nascono nuove proposte di partecipazione sociale nella città multietnica, insieme ad iniziative di recupero o difesa degli spazi urbani. Si sperimentano nuove forme di solidarietà che intendono coniugare le reti “corte” della socialità relazionale (amicizia, vicinato, realtà locale…) con quelle “lunghe” che i processi di globalizzazione impongono (solidarietà con i paesi poveri, pacifismo, commercio equo e solidale…). L’affiliazione ad un’associazione di volontariato o lo spirito di gruppo nell’azione di servizio hanno, poi, un importante valore sociale per le giovani generazioni, sono una forma particolarmente efficace di iniziazione alla condizione della responsabilità adulta, così come la noia di molti adolescenti è una forma di stress da sottoutilizzo di risorse che la giovinezza contiene in abbondanza sotto forma di manualità, di capacità di pensiero, di talento artistico. Le qualità adolescenziali spese per i grandi ideali della giustizia, della pace e della solidarietà, sono risorse capaci di apportare un soprappiù di passione e di rinnovamento.

Una forma generosa e importante di servizio e di impegno che vede numerosissimi adolescenti attivi e creativi consiste nel compito di animazione svolta negli oratori e, in modo tutto particolare, nell’estate ragazzi. Prendesi cura degli altri offre loro la possibilità concreta di un autentico protagonismo che combina in modo originale sia la responsabilità del servizio che la leggerezza del divertimento.

(un esempio:

 

- Le discoteche per l’evangelizzazione

Si parlava un tempo del popolo della notte per dare un nome alle masse del sabato sera, in giro per locali fino al mattino. Oggi il divertimento del fine settimana  è già sconfinato nel diurno, in  una sequenza ininterrotta che dalla birreria del sabato arriva alla prima colazione del mattino, passando per la dance, o eventualmente continuando con l'after e il rave, in un consumo di tempi,  di spazio, di  mode e di corpi, caratteristico dell'attuale commercializzazione del tempo libero. Il successo delle discoteche è spiegato anche dal bisogno di uno spazio, di un appuntamento, dove poter sperimentare, confrontare e mettere alla prova le infinite potenzialità del corpo giovane, nel momento del suo massimo sviluppo e vigore e, nello stesso tempo, di potersi misurare con pulsioni, anche violente ed impetuose, che nell'adolescenza chiedono di esprimersi in modi nuovi ed imprevisti. Le discoteche realizzano la loro mission quando riescono ad attrarre e catalizzare una gran quantità di clienti e, attraverso un evento di natura musicale e mediatica, la trasformano in una "massa di festa". E’ necessaria  una competenza molto particolare per amalgamare una massa di individui soli e isolati e farla vibrare all'unisono per ore e ore, senza produrre noia e delusione che comporterebbe l'abbandono del locale alla ricerca di altri concorrenti. Dj e vocalist sono i principali artefici  di questa magia; gli art director fungono da registi; cubiste, p.r., buttafuori la preparano, la amplificano, la diffondono. Essendo una scena artificiale, tutta la costruzione si regge sulla simulazione di un'epopea annunciata dal vocalist, evocata dalla musica mixata dal dj, rimandata dalla coreografia delle cubiste, amplificata (in gran parte prodotta) dagli effetti delle luci e dal livello dei decibel sonori. La "festa di massa", soprattutto nei grandi eventi del divertimento notturno, è organizzata secondo precisi copioni che comprendono almeno quattro fasi che si susseguono e si intrecciano: l'identificazione, l'eccitazione, la catarsi e la risoluzione. Ognuno dei quattro tempi è vissuto secondo le caratteristiche specifiche di ogni locale, di ogni serata e sono resi possibili dall'uso imponente delle tecnologie, da quelle architettoniche a quelle elettroniche, senza dimenticare l'impiego di professionalità del tutto nuove.

L'identificazione è particolarmente curata in senso selettivo (le regole del locale, la selezione all'ingresso) e mediatico (l'uso e l'abuso dell'effettistica elettronica). L'eccitazione definisce lo stile con cui la massa di festa raggiunge l'unisono, fino alla fusione. La mente ne viene travolta in un'euforia che il gergo chiama "sballo". L'epopea, raccontata e mimata da d.j. e vocalist, è composta secondo i criteri del linguaggio virtuale e allude a gesta e imprese dove l'eccitazione è condotta verso un'esperienza sempre più intensa che non è eccessivo chiamare di tipo simul-orgiastico, visti i continui riferimenti sessuali nel linguaggio del d.j. e nella scenografia (cubiste, proiezioni, immagini). L'intensa esperienza emotiva trova il suo culmine nel punto della notte che il dj ha scelto come meta del lungo ed estenuante viaggio: la catarsi, un rilassamento, un rasserenamento della passione (eccitazione) di tipo mediatico.

Pur fortemente commercializzata, la massa di festa in discoteca potrebbe essere organizzata in termini diversi e anche opposti: potrebbe costituire un evento aggregativo, comunicativo e artistico. L'identificazione può essere resa aperta e non selettiva, centrata sullo stile dell'accoglienza e della comunicazione. Il divertimento può essere inteso in senso attivo e partecipativo. La massa di festa può rendere i giovani protagonisti nella creazione di un tempo di loisir vissuto anche come spazio in cui si esprime una pluralità di talenti. L'epopea può consistere nel racconto simbolico della vita dove la forte esperienza emotiva della catarsi è mediata e sorretta dal ruolo attivo dell'animazione e della libera espressione di sé. Il popolo della notte potrebbe essere trasformato in una massa di festa, unita e identificata non nella simulazione di un'epopea astratta e virtuale, quasi come surrogato del bisogno di trascendenza, ma in un evento di comunicazione collettiva di grande intensità. La discoteca, i suoi linguaggi e la sua musica possono diventare un laboratorio in cui gli adolescenti si raccontano, parlano delle paure e delle conquiste, delle contraddizioni e dei sogni, denunciano, esprimono dissenso e consenso e possono farlo di fronte agli adulti. Così non è ancora avvenuto esclusivamente perché finora non si è data alcuna convenienza di profitto in questa direzione. La simpatia verso i mondi adolescenziali, l’interesse per il nuovo che essi rappresentano, la passione sincera per il primato dell’evangelizzazione possono ispirare comunità ecclesiali e movimenti giovanili a tentare nuove vie per raccontare la bella storia del Signore in modo da toccare anche il corpo dell’adolescente, farlo muovere e vibrare, danzare e cantare in armonia con il vissuto emozionale di chi scopre che il cristianesimo è bello e coinvolge totalmente la vita.

Sono sicuramente richiesti ingenti investimenti economici, grande creatività artistica e musicale (difficilmente potrebbero essere utilizzate le produzioni in commercio). L’impegno smisurato richiesto per l’aggiornamento dei linguaggi e degli strumenti metodologici è però ripagato dalla possibilità di comunicare a masse di adolescenti secondo linguaggi di sicuro effetto. L'immaginario del corpo nuovo dispone, nel mondo di oggi, di ben pochi spazi esperienziali per accompagnare la libertà dell'adolescente ad evolvere nella direzione della maturazione della sua interiorità emozionale, là dove si radica l’autentica esperienza religiosa. Si avverte l’urgenza di una pedagogia che accompagni al Mistero a partire dalle inesauribili risorse espressive del corpo e dalle emozioni che lo abitano.

 

Numerose comunità hanno creduto in questa nuova possibilità offrendo esempi riusciti e convincenti di performance musicali per l’evangelizzazione (cfr. ad esempio  cristoteca). Alcune produzioni musicali e, soprattutto, soluzioni ritmiche e testuali dei KJ52 e dei Cross Movement (Usa) dei Thousand Foot Krutch (Canada), di Manou Bolomik (Cameroun e Francia), del Christian Rap internazionale incoraggiano la ricerca di soluzioni possibili, serie ed efficaci.

Per quanto riguarda le esperienze italiane si può partire dalla consultazione del sito: Informusic)

 

- Le comunità momentanee di vita

Se un giovane non frequenta più è perché ha perso interesse o fiducia nella Chiesa. La fede, che si esprime in forma comunitaria, è un percorso che, a diversità della religiosità individualistica, richiede appartenenza, che ha bisogno di identificazione e di continue conferme. Non è indifferente per la vita di fede la comunità che si incontra, il gruppo che si frequenta, il sostegno dei testimoni e l'influenza dei controtestimoni. L'appartenenza ad un gruppo parrocchiale è un valido sostegno per i momenti di formazione, di preghiera e di impegno che offre e la possibilità di sperimentare percorsi formativi basati sull'essenzialità della fede cristiana. E' facile però cogliere, nel rapporto dei giovani con la parrocchia, una difficoltà di comunicazione, una scarsa identificazione con certi modi di vivere l'appartenenza di Chiesa. La Comunità cristiana ha sempre guardato con attenzione e simpatia il mondo dei giovani, anche se spesso la sua azione pastorale si è fermata all'aggregazione, all’animazione sportiva o culturale, alle proposte di servizio e di impegno sociale. Oggi questo non è più sufficiente: nel nuovo contesto culturale che si è creato è necessario impegnarsi di più, distinguendo l'essenziale dal marginale. E' importante e necessario partire dai bisogni e dai desideri dei giovani (bisogni relazionali, aggregativi, di riferimenti e certezze affettive, di divertimento...) ma occorre evitare di fermarsi a metà strada: l'obiettivo irrinunciabile è la formazione di cristiani "adulti" nella fede. La proposta cristiana rivolta ai giovani deve contenere una specifica attenzione ai contenuti della fede: i giovani sono chiamati a dare ragione della loro fede attraverso un rapporto più vero, più profondo e quotidiano con la Parola di Dio, a crescere nella dimensione spirituale, attraverso la preghiera e i Sacramenti. Come è avvenuto nell’avventura di Abramo, allo stesso modo, ciò che rende il cristiano consapevole della sua fede è la certezza che Dio lo chiama per nome, si affianca alla sua vita e gli affida un compito, una responsabilità, lo "mette a parte per una missione speciale" (At 13, 3). La strada da percorrere è radicale: occorre ripensare la stessa esperienza umana, prima ancora della proposta religiosa. Ci vogliono giovani coraggiosi, che accettino di percorrere la via del pensare, dell'interrogare e dell'interrogarsi; che amino la solitudine e la differenza da tutto ciò che è massa, folla, anonimato; che rinuncino a sicurezze superficiali e a discussioni pedanti e facciano parlare le esperienze di vita, che organizzino una solida resistenza di fronte alla rassegnazione, all'appiattimento della vita concepita nell'esclusiva dimensione della materialità. La vita cristiana ha bisogno di ripresentarsi sempre di più come un’esperienza possibile, semplice e bella, come un racconto gioioso di un’esperienza condivisa.

 

Sono numerose le comunità ecclesiali  che propongono a giovani ed adolescenti (in percorsi diversificati) forme nuove di vita comunitaria momentanee, nella convinzione che la vita comune costituisca una vera pedagogia dell’esperienza di fede.  

Crescere nella capacità di gestione personale ed economica della vita, imparare a farsi carico della vita quotidiana, maturare un sano rapporto di autonomia dalla propria famiglia di origine sono tappe essenziali della maturazione umana che aiutano ad accogliere il Vangelo  come strada di semplicità, povertà e dono di sé. I tempi quotidiani di preghiera, di ascolto e meditazione della Parola e la celebrazione dei Sacramenti favoriscono una conoscenza più approfondita del Vangelo e conducono ad un incontro reale con Gesù. L’amicizia e la fraternità che si sperimenta stempera l’esclusività della vita di coppia ed  allarga gli orizzonti verso forme di vita più solidale ed aperte alla maturità della vita affettiva.

La vita comune può essere diversificata rispetto agli impegni quotidiani di studio o di lavoro dei partecipanti, al tipo di casa e di contesto sociale. Può essere soltanto maschile o femminile oppure mista, praticata una o più volta l’anno dallo stesso gruppo o da gruppi di volta in volta diversi. Ciascuno collabora all’ordine della casa e alla preparazione del cibo. Le regole comunitarie orientano verso stili di vita semplici, sobri, aperti alla solidarietà.

Il responsabile di comunità, una persona adulta nella vita e nella fede, è sempre presente. Può essere un laico, una coppia di sposi, una persona consacrata o un sacerdote.

(Un esempio: www.puntogiovane.org)

 

 - Eventi di cultura giovanile cristiana

Il discorso su Dio, terreno indispensabile per introdurre l’incontro con il Signore Gesù, ha bisogno di una polifonia di linguaggi e di metodologie: la forma narrativa, innanzitutto, per parlare del Vangelo in relazione a racconti importanti della vita, la profezia come interpretazione del senso degli eventi e delle condizioni della società, le esigenze etiche come conseguenze degli eventi raccontati, le domande sul senso e non senso della vita, la ricerca della felicità… La vita quotidiana cui deve fare riferimento la proposta dell'evangelizzazione è, però, definita dalla cultura del tempo, dalle sue sensibilità e contraddizioni.

Per dispiegare ad altri i significati della propria testimonianza (missione) gli eventi di evangelizzazione devono diventare anche performance culturali che i partecipanti vivono come accessibili ed autentiche. Si possono pensare e realizzare grandi eventi collettivi come apertura alla Verità percorrendo la via della bellezza, una delle esperienze alla quale i giovani sono tuttora sensibili. Teatro, poesia, produzione  musicale, danza, immagine, multimedialità sono espressioni creative che, liberando le persone dalla materialità del consumismo superficiale, si prestano a rivelare la Bellezza e l'Amore.

Performance che evangelizza è quella che non ricerca (anzi schiva) la ribalta dell’immagine e della gratificazione individuale ma, nella competenza artistica e nella fedeltà all’Evangelo, punta al cuore delle persone in un incontro di evangelizzazione che comprende anche la parola ma comunica soprattutto attraverso il linguaggio estetico ed emozionale. Garanzia indispensabile per la riuscita della performance pubblica è la capacità di mettersi sulla lunghezza d’onda degli adolescenti, comunicando con la loro corporeità, accogliendo i loro gusti, intercettando la loro domanda di religiosità al di fuori degli schemi già preconfezionati per orientarla all’incontro con il Vangelo. L’autenticità consiste in una relazione in cui le persone agiscono senza artificio o secondi fini, senza manipolazione, né suggestione, né plagio, spontaneamente. L’inefficacia è data dalla simulazione e dall’ipocrisia; in questo caso l’attore recita una parte impersonale. Nella società della comunicazione mediata una proposta è considerata vera non tanto quando è razionale e motivata quanto piuttosto se riesce a produrre un effetto di fusione per “l’audience”, quando si crea un flusso emozionale dove simboli e referenti diventano uno. Nella frantumazione dei legami e nell’insicurezza affettiva prodotta dall’individualismo questo tipo di performance riporta un sicuro successo perché produce una comunione di massa che supera la frammentazione e fa sentire vive le persone. Le esperienze di flusso (musica, spettacolo, animazione, drammatizzazione delle testimonianze di vita, ma anche sport, gare, meeting, sagre…) sono una specie di ricovero temporaneo dei processi rituali di cui la società tecnologica è divenuta sempre più incapace.

Non va dimenticato che nell’esperienza sorgiva della Chiesa in giorno di Pentecoste lo Spirito ha operato all’interno di una performance culturale di grande effetto.

Nell’evangelizzazione riuscita il messaggio diventa azione, il Vangelo si fa cultura in una rappresentazione collettiva dove ognuno si sente “nativo” nella lingua e nella cultura dell’altro. E’ nell’azione performativa che si supera la frattura tra vangelo e cultura, tra la fede e la vita, tra la verità e la veracità, tra l’autenticità e l’imitazione.

Un’opportunità preziosa di performance sociali di massa con gli adolescenti è offerta dalle grandi ricorrenze di costume, concepite e prodotte per esigenze del mercato e che sono riuscite ad imporsi fino ad esercitare un richiamo di massa per i giovani.

Ne sono un esempio la notte di Alloween o la sera di san Valentino.

 

In questi o altri simili appuntamenti gli oratori possono compiere due scelte: lasciare che i ragazzi partecipino alle numerose feste organizzate sul territorio oppure organizzare feste identiche al proprio interno. In  nessuno dei casi si compie un evento di evangelizzazione, si rischia, anzi, di produrre un danno: sprecare un’occasione o “mondanizzare” l’oratorio. Gli oratori possono compiere una scelta più coraggiosa (e più difficile): costruire un grande evento nella propria città, convogliando quante più risorse possibili e trasformarlo in un’opportunità di evangelizzazione. Alloween, allora, diventa “la notte dei Santi e del Mistero”, il giorno degli innamorati una grande celebrazione dell’amore.

E’ opportuno proporre l’evento in due tappe: una pubblica in piazza e nelle vie della città dove l’evento diventa una performance culturale ed uno celebrativo in una chiesa facilmente raggiungibile. Il kerigma viene rappresentato in piazza con l’invito ai partecipanti di celebrarlo in chiesa.

Chi ha tentato eventi di questo tipo può documentarne il successo in termini di evangelizzazione.

(Si possono visionare alcune esperienze a partire dal sito: Korazym).

 

- Celebrazioni pubbliche dei tempi della vita

Il cosmopolitismo richiesto dalla cultura d’oggi esige che l'altro non sia trattato come “nativo” del mondo di chi parla, ma sia considerato nella sua diversità. Non si può, cioè, dare per acquisito che la propria personale esperienza sia condivisa dall’interlocutore.  Esistono persone che si presentano come affatto immuni dalla nostalgia delle ritualità abbandonate, che molto semplicemente constatano che senza Dio si vive lo stesso. Pensano che si possa fare una vita degnamente umana anche in un’«etica del finito»  senza che un dio sia richiesto. Sostengono, a volte anche con una consapevolezza drammatica che “la sete non dimostra la sorgente”, che quindi il desiderio di Dio potrebbe essere solo il nome del desiderio umano. Molti altri cercano e gustano cose ben più limitate delle credenze religiose e si dichiarano sazi. D’altra parte il mercato delle alternative e dei surrogati dei riti religiosi è quanto mai prospero: stadi e discoteche, tifoserie e popolo della notte, culto del corpo e religioni del benessere inventano, moltiplicano e trasformano ritualità che non conoscono crisi.

Nel rispetto delle idee degli altri e sempre in un atteggiamento di dialogo, la pastorale giovanile non si chiude nei propri confini ma accetta la sfida. Non rinuncia a presentarsi nel mondo vasto e plurale delle proposte con la sua eccellenza: la certezza che nel Signore Gesù le aspirazioni più vere delle persone trovano una concreta speranza.

Promuovere ritualità per celebrare pubblicamente i tempi della vita, curare feste e celebrazioni collettive che uniscono genitori e figli, adulti ed adolescenti è uno dei servizi più importanti che le comunità cristiane possono offrire alla loro comunità territoriale.

Le celebrazioni dei mestieri e delle attività umane e le feste del primo lavoro,  per esempio, sono momenti collettivi di ricreazione sociale che non solo uniscono le famiglie ma gettano ponti comunicativi e solidali tra le generazioni. I genitori quando pensano ai loro figli sono portati ad interrogarsi sul loro futuro e ad impegnarsi nella progettualità di una società buona e giusta. Le  feste dei passaggi dell’età (dall’infanzia alla preadolescenza, dalla preadolescenza all’adolescenza) così come le celebrazione dei talenti e delle abilità dei figli adolescenti sono eventi che dimostrano come già nel presente è possibile creare le condizioni di un futuro di speranza. Per una vera ed efficace “pedagogia dei legami” è importante promuovere spazi di incontro e di socializzazione, come le feste di compleanno o di chiusura dell’anno scolastico. Ognuno di questi eventi potrebbe essere sia festeggiato in un luogo pubblico (una performance culturale) sia celebrato nella ritualità religiosa, viendo delle tappe della crescita come occasioni esplicite di evangelizzazione e di testimonianza di fede.

Esiste tuttavia un tempo che più degli altri ha bisogno di essere riconosciuto e celebrato: il fidanzamento. La debolezza attuale della famiglia ha origini non solo materiali, ma anche culturali, così come la denatalità ha cause non solo economiche, ma anche etiche e spirituali. La speranza di una reale svolta di tendenza non può, quindi, essere affidata alle sole politiche familiari. È necessario individuare eventi ed esperienze di promozione della scelta coniugale, con riferimento alle coppie di nuova formazione. È indispensabile trovare parole, quasi impossibili nell’attuale stagione culturale, per promuovere la famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio. Servono ritualità che diano valore alla promessa d’amore e restituiscano alla sessualità il suo valore di simbolo.

L’innamoramento nel racconto biblico è considerato la metafora che meglio esprime il rapporto con Dio. Nell’eros umano è contenuta, quindi, un’esperienza religiosa aurorale che lo rende “sacro” e straordinario. Il riscatto della banalizzazione della sessualità e del carattere provvisorio ed istantaneo delle vicende dell’amore umano è un impegno culturale fondamentale.

Il linguaggio del fidanzamento pare ormai definitivamente tramontato, il concetto stesso di matrimonio sembra perdere sempre più credibilità. La vita di coppia è per lo più espressa con l’immediatezza del "mettersi insieme", sottolineando, così, il suo carattere spontaneo e, insieme, libero ed instabile. La società non offre più barriere di sicurezza né riti che permettono di raccontare pubblicamente la svolta dell’età e i giovani impiegano più tempo per trovare il loro ruolo nel mondo degli adulti.

La promessa d’amore celebrata pubblicamente, potrebbe essere una forma sociale nuova per dare voce all’evidente domanda di  sentimenti profondi e duraturi e contribuire a sperimentare nuovi modelli affettivi, in cui la mutua appartenenza, che continua ad essere il tema inesauribile delle storie d’amore, delle confidenze intime e delle pagine quotidiani dei diari e delle messaggerie e il motivo ricorrente dei testi musicali ascoltati dagli adolescenti, possa finalmente trovare qualche traccia di certezza. La promessa d’amore pronunciata in un clima di intensa partecipazione e ricco di simbologie condivise, potrebbe ridare credibilità (e fascino) a termini come verginità e castità che si credono scomparsi ma che, inaspettatamente ricompaiono sulle copertine di riviste rivolte ai teen o capita di raccogliere nelle confidenze e nelle storie di vita degli adolescenti.

 

E’ possibile delineare un percorso per la preparazione e l’organizzazione da parte della pastorale giovanile di celebrazioni pubbliche dei tempi della vita:

1. Costituire un gruppo promotore: animatori di gruppi giovanili, insegnanti e genitori, operatori ed educatori delle parrocchie con il compito di organizzare e promuovere l’intero progetto.

Le iniziative proposte prevedono una doppia regia (evento pubblico, celebrazione religiosa) in un unico progetto.

2. Organizzare in dettaglio il programma favorendo la responsabilizzazione dei gruppi giovanili disponibili ad intervenire.

3. Garantire un’ampia pubblicizzazione del programma e l’invito personalizzato alla partecipazione.

4. Prevedere una stage formativa con i giovani che animeranno le iniziative previste: laboratorio di danza liturgica, laboratori di danza moderna, laboratori di poesia…

5. Messa a punto definitiva del programma.

 

Ho illustrato in dettaglio alcune di questi possibile eventi nel mio volume: Una speranza per i genitori, le ritualità che rigenerano l’amore e che costruiscono la comunità delle famiglie, Effatà, 2007. Ci sono riferimenti alla dinamica della ritualità anche nei miei liberi: Corpi allo specchio, EDB 2006 e Ragazzi che ce la fanno Effatà 2006.